Chi era costui?
Storia e fantasia
La famiglia da Porto risulta stabilita a Vicenza fin dal secolo XI, proveniente, secondo le ipotesi piu’ accreditate, da Portogruaro, al tempo in cui Ulderico, Patriarca di Aquileia, accusato di eresia, fu cacciato dalla laguna, ed a seguito della sua fuga numerose famiglie nobili furono costrette a spostarsi in terraferma.
Il primo personaggio della famiglia di cui si abbia notizia in citta’ e’ PORTO, giureconsulto, vivente nel 987, dal quale deriva la famiglia, che in occasione del passaggio di carlo V a Vicenza fu insignita col Diploma dell’Imperatore promulgato in Bologna il 14 dicembre 1532, del titolo di “conti Palatini (…) nonche’ di cavalieri Aureati”, con il privilegio di fregiarsi dell’aquila imperiale che infatti spesso compare nello stemma familiare.
Manfredo Da Porto Barbaran, ultimo discendente maschio della famiglia, riconosce, in un suo manoscritto, diversi rami.
Di questi quello a cui si deve la costruzione della villa di Montorso e’ quello “E”, che fa capo a GABRIELE figlio di Simone, sposo di Lucia Sesso.
Mantese afferma che non furono i Porto gli antichi Signori di Montorso, ma i Trissino, dominatori del paese nel trecento a nome del governo scaligero, soppiantati poi dai Nogarole. Anzi, proprio in casa dei Nogarole, nel 1465 Gabriele fu Simone tratto’ con Leonardo Nogarole una questione di pascolo e pensionatico nel territorio di Montorso.
Il 10 agosto 1485 nasceva a Vicenza il letterato Luigi Da Porto.
Essendo la sua famiglia d’origine imparentata con quella di Elisabetta Gonzaga, duchessa di Urbino, fu mandato, non ancora ventenne, presso la corte fredericiana per completare il proprio apprendistato.
A Urbino conobbe e divenne amico di Pietro Bembo, con il quale instaurò una lunga corrispondenza epistolare. Tornato a Vicenza, iniziò a frequentare un circolo accademico-mondano cui partecipavano tutti i nomi di maggior spicco della cultura e della nobiltà vicentina. In prima persona visse le vicende della lega di Cambrai, allorquando, nel 1508, Francia, Impero e Papato strinsero alleanza contro lo strapotere di Venezia in Italia.
Di questa guerra, che per alcuni anni investì il Veneto e i dintorni, Da Porto fu testimone attento, curioso, prima di esserne direttamente partecipe prendendo parte a varie imprese militari, nel corso dell’ultima delle quali fu gravemente ferito.
La sua attività letteraria, tipica di un uomo di corte vissuto tra occupazioni militari e ozi umanistici, si svolse tutta negli anni successivi al ritorno a Vicenza e si esplica in un canzoniere di rime di stile petrarchesco, in una novella dedicata alla storia di Giulietta e Romeo e nella raccolta delle Lettere storiche. Luigi Da Porto morì a Vicenza il 10 maggio 1529.
Appare certa, quindi, la presenza dei Porto a Montorso intorno alla meta’ del secolo XV nella figura di Gabriele. costui, si e’ detto, sposo’ Lucia Sesso; fu creato cavaliere Aureato da Federico III Imperatore nell’anno 1489. Testo’ nel 1493 e mori’ nello stesso anno, forse in battaglia. Gabriele ebbe otto figli tra i quali: Piera sposa a Bernardino Pagello che fece erigere l’altare del Montagna nella chiesa di Santa corona in citta’, e Bernardino, morto prima del 1514, sposo di Elisabetta Savorgnan dalla quale ebbe cinque figli: Samaritana, Francesca, Anna sposa Thiene, il cui figlio Marco fu amicissimo del Palladio,Luigi e Bernardino.
LUIGI, nato a Vicenza il 10 agosto 1485, capitano della Repubblica, storico della lega di cambrai, novelliere, reso famoso per la sua novella “Giulietta e Romeo”, erede, unitamente al fratello Bernardino e alla sorella Anna, della zia Piera Porto Pagello.
Cosi’ e’ ricordato dai contemporanei:
“1522: Alvise de Porto, visse questi anni stessi in molto grido, havendo capitano de’ leggieri lungamente, e con molta fede e peritia nella militar disciplina servito alla memorata Repubblica, per la quale valorosamente combattendo nel Friuli co’ nemici, ferito di una lanzata, rimase della manca parte storpiato a fatto; onde non potendo piu’ attendere all’armi, trovandosi delle latine, e volgari lettere ornatissimo, si diede tutto alla poesia, e alla prosa, havendo fatto in ambedue faculta’ opere diverse eccellentissime, si come dalle molte raccolte sue lettere, dalle Rime, Canzoni, e Sonetti, e Novelle a imitazione del Boccaccio dirizzate a letterati e dotti huomini, e all’Illustrissimo Cardinal Bembo principalmente; col qual tenne strettissima amista’, se ne puo’ fare risoluto giudicio’.
Rimasto orfano, non ancora uscito dalla prima infanzia, fu coi fratelli nella custodia di Gabriele, suo nonno, e morto poi questo nel 1493, resto’ affidato alla nonna Lucia Sesso.
La cura del Conte Francesco
Di lui pero’ ebbe particolare cura il conte Francesco figlio di Gabriele, suo zio, “cavaliere di alti spiriti e di molta dottrina’, il quale fece in modo che il nipote fosse cresciuto nell’amore delle scienze e delle belle arti. Dove studiasse e chi fossero i suoi precettori non e’ noto. comunque lo zio lo mando’ ancora ragazzo a Urbino, ad educarsi in quella corte:
e qui per la sua buona indole fu poi tenuto in considerazione dal principe stesso, Guidobaldo da Montefeltro.
In quella corte, dove imparo’ assai bene l’uso delle armi, si trattenne pero’ pochi mesi, perche’ ritorno’ a Vicenza nel 1505. Infatti e’ del 1505 una sua lettera al Bembo al quale chiedeva gli “Asolani”. Gli studi favorirono la sua amicizia con Veronica Gambara e col Bembo stesso, verso il quale il sentimento fu molto profondo. Altre conoscenze nel mondo delle lettere furono Trifon Gabriele, destinatario di una lettera del febbraio 1512; Matteo Bandello, che lodo’ il Porto come rimatore.
Nel 1509, perduta dai Veneziani la battaglia di chiara d’Adda, Vicenza ed il suo territorio caddero sotto la dominazione delle truppe dell’Imperatore Massimiliano, per mano di Leonardo Trissino che ne prese possesso in suo nome il 21 ottobre. Luigi, appartenente a una famiglia fedele alla Serenissima, abbandono’ gli studi e accetto’ l’offerta dei Provveditori, passando al servizio della Repubblica col grado di capitano di cavalli “leggeri”, per un certo tempo si trattenne a Lonigo, poi passo’ nel Friuli dove continuavano le guerriglie tra Veneti e Imperiali, fino alla notte tra 1118 e il 19giugno del 1511 quando gettatosi coraggiosamente in una furibonda mischia fu colpito da un soldato tedesco con un colpo di lancia tra la gola ed il mento cosi gravemente da renderlo inabile all’esercizio delle armi per il resto della vita.
Convalescente si trasferi’ a Venezia per circa due anni poi se ne torno’ a Vicenza e a Montorso per dedicarsi a~i studi ed alla letteratura.
Continuo’ a scrivere le Lettere’, che coprono il periodo 1509-1513, e a compor rime.
Nel 1524 scrisse quella che verra’ conosciuta come La Giulietta, prima versione inedita della storia di Giulietta e Romeo.
Muore nel 1529, a 44 anni non ancora compiuti.
Dai suoi scritti…
“lo nel Montorso mio dolce ed ameno
Vivo tra gente boschereccia e rude
E drizzo il cor quando posso a Virtude,
Disgombrando vilta’ fuor dal mio seno.”
Anche Girolamo da Porto Barbaran, suo discendente vissuto tra il 1600 ed il 1700 e che ebbe un ruolo assai importante nelle vicende della villa da Porto, ricorda in un suo scritto la vita di Luigi a Montoso.
Luigi fece testamento nel 1529 lasciando erede di tutte le proprie sostanze il fratello Bernardino.
Mori’ a Vicenza, quarantatreenne, il 10 maggio 1529 di non precisate “febbri maligne”, e fu sepolto nella chiesa di Santa Corona sotto l’altare della cappella di Santa Maria Maddalena
Pagina aggiornata il 22/04/2024